sabato 14 novembre 2009

GO Cowboys!!

domenica 1 novembre 2009

Just a little patience... ♥

giovedì 18 giugno 2009

When You're Strange

lunedì 27 aprile 2009

Choose life...

venerdì 17 aprile 2009

"Obama? È socialista" Il Texas vuole secessione

Rivolta contro il potere di Washington. Il governatore Perry invoca il decimo emendamento della Costituzione che dà il diritto di lasciare gli Stati Uniti. Altri venti Stati pronti a imitarlo

Per ora è solo una tentazione, ma sempre più credibile, perché condivisa dal governatore del secondo Stato più popoloso degli Usa. Il Texas vuole proclamare la sovranità, invocando il decimo emendamento della Costituzione. E non è l’unico Stato a muoversi in questa direzione; in altri venti, tra cui California, Pennsylvania, Georgia, Missouri, Montana alcuni parlamentari hanno avanzato richieste analoghe.

Snobbato finora come poco più che folkloristico, il movimento potrebbe prendere consistenza, proprio perché a cavalcarlo è il governatore del Texas, il repubblicano Rick Perry, che l’altra sera ha annunciato il sostegno a una risoluzione bipartisan presentata da quattro deputati del Parlamento locale, che invoca il riconoscimento della sovranità dello Stato, nello spirito dei Padri fondatori, che oggi, a loro giudizio, viene tradito.

«Questo è un appello che rivolgo non solo al Texas, ma a tutta la nazione», ha annunciato Perry in conferenza stampa. «Il governo federale è diventato oppressivo e non possiamo più accettare che venga a dirci come dobbiamo gestire la nostra realtà». La denuncia è netta ed è mirata contro un’Amministrazione, quella di Obama, e un Congresso, a maggioranza democratica, che, nel tentativo di salvare gli Usa dalla bancarotta, diventano sempre più interventisti, con derive socialiste (a giudizio di alcuni commentatori) e in un contesto che sarebbe addirittura incostituzionale.

Già. Secondo il governatore e molti deputati di entrambi i partiti, Washington sta violando i principi sanciti dal decimo emendamento, arrogandosi decisioni che in realtà spettano ai governi locali. «Milioni di texani sono stufi di subire le angherie del potere federale», ha affermato Perry, elogiando la risoluzione che prevede l’abolizione di ogni sanzione amministrativa e penale per gli Stati che rifiutano di approvare leggi o finanziamenti decisi a Washington.

Il messaggio è chiaro: gli Usa devono tornare ad essere una vera federazione composta da Stati sovrani che, volontariamente, delegano pochi e limitati poteri al governo centrale. Oggi invece la Casa Bianca e il Congresso possono costringerli all’obbedienza anche in ambiti come l’educazione, la sanità, la politica dei trasporti e, di conseguenza, hanno l’ultima parola sui finanziamenti. Washington batte cassa o meglio: decide programmi i cui costi devono, però, essere sostenuti dai contribuenti dei singoli Stati. Quelli in difficoltà finanziaria, come California e Pennsylvania, non ce la fanno e si ribellano; quelli in salute, come il Texas, si chiedono perché mai debbano obbedire e rivendicano il diritto di gestire autonomamente i fondi. «Abbiamo dimostrato di essere più bravi ed efficienti del governo federale, che sprofonda in un marasma finanziario», ha affermato il governatore: «Per quale ragione dobbiamo continuare ad ubbidire?».

È la domanda che inquieta le istituzioni federali. Ed è significativo che l’annuncio di Perry sia stato ignorato dal governo e, di riflesso, dai grandi media. Sì, il governo ha paura. Portata alle estreme conseguenze, la ribellione del Texas implicherebbe la secessione; ma anche un ritorno allo spirito dei Padri fondatori appare improponibile. Con la recessione, un deficit stellare e un esercito enorme da mantenere, Washington ha bisogno soprattutto di stabilità. E allora preferisce tacere, sperando che il silenzio basti a scongiurare il peggio.

di Marcello Foa (il Giornale).

venerdì 27 marzo 2009

you're all a bunch of...



















you're all a bunch of fucking idiots!
lettin' people tell you what you're gonna do! lettin' people push you around! how long do you think it's gonna last? how long are you gonna let it go on? how long are you gonna let 'em push you around? how long? maybe you like it! maybe you like being pushed around! maybe you love it! maybe you love getting your face stuck in the shit, come on!
maybe you love getting pushed around! you love it, don't you?! you love it! you're all a bunch of slaves! bunch of slaves! you're all a bunch of slaves! lettin' everybody push you around. what are you gonna do about it?! what are you gonna do about it?! what are you gonna do about it?! what are you gonna do about it?! what are you gonna do about it?! what are you gonna do?! what are you gonna do?! what are you gonna do?!
now, come on honey, now you go along home and wait for me sweetheart. i'll be there in just a little while! you see, i gotta go out in this car with these people, ... and get ... fucked up!
hey, i'm not talkin' about no revolution!
i'm not talkin' about no demonstration!
i'm not talkin' about gettin' out on the streets!
i'm talkin' about havin' some fun!
i'm talkin' about dancin'!
i'm talkin' about love your neighbour, till it hurts!
i'm talkin' about grab your friend!
i'm talkin' about love, i'm talkin' about some love, i'm
talkin' about some love, i'm talkin' about love, love,
love, love, love, love, love, love! grab your ...
ffffffuckin' friend and love him! come on!

martedì 24 marzo 2009

Noi viviamo insieme, agiamo e reagiamo gli uni agli altri; ma sempre, in tutte le circostanze, siamo soli. I martiri quando entrano nell'arena si tengono per mano; ma vengono crocifissi soli.

Just Thinking Of You

Watching whitecaps roll into the ocean of blue.
With a smile on my face just thinking of you.
The sweet memories, the tender moments we've shared.
They caress me like the soft breeze that fills the air.
The loving feeling I get when I hold your hand.
The summer night when we walked in the sand.
Waves splashing on the rocks along the shoreline.
Brings tears to my eyes knowing that your mine.
Sharing a love like ours my happy heart sighs.
Watching the violet clouds carelessly floating by.

A Feast of Friends

In that year
We had an intense visition
of energy


Wow, I'm sick of doubt
Live in the light of certain
south
Cruel bindings
The sevants have the power
dog-men & their mean women
pulling poor blankets over
our sailors
I'm sick of dour faces
Starong at me from the T.V.
Tower, I want roses in
my garden bower; dig?
Royal babies, rubies
must now replace aborted
Strangers in the mud
These mutants, blood-meal
for the plant that's plowed
they are waiting to take us into
the severed garden
Do you know how pale & wanton thrillful
comes death on a stranger hour
unannounced, unplanned for
like a scaring over-friendly guest you've
brought to bed
Death makes angels of us all
& gives us wings
where we had shoulders
smooth as raven's
claws
No more money, no more fancy dress
This other kingdom seems by far the best
until its other jaw reveals incest
& loose obedience to a vegetable law
I will not go
Prefer a feast of friends
To the Giant family

Ode

Everyone has Their own magic
There is no death
so nothing matters
High style
Flash & forgive me
high button shoes
clean arrangement
messy breeding
love's triumph
everlasting hope & fulfillment

domenica 15 marzo 2009

Jim's death...till nothing!!

domenica 1 marzo 2009

When you're strange

È stato proiettato per la prima volta al Sundance Film Festival «When you're strange», nuovo documentario su The Doors. Una pellicola opera di Tom DiCillo, composta da immagini inedite che documenta la storia della band. A fare da voce narrante è stato chiamato Johnny Depp. Il Sundance ha lasciato nell’aria qualche bel film e un po’ di musica. Quella dei Doors, per esempio, è esplosa in When you’re strange. Il documentario, dedicato al gruppo di Jim Morrison, è una raccolta di spezzoni inediti sulla storia della band. Alla regia Tom Di Cillo. Al microfono mister Johnny Depp. Il buon Johnny presterà infatti la sua voce - calda e acida insieme - alla pellicola, diventando il narratore ufficiale del film. Johnny Depp attualmente ne sa una più del diavolo, e sentirlo scivolare nelle corde dei Doors non ci stupisce. Oltre a essere il Cappellaio matto per la versione gotica di Alice in Wonderland, Johnny Depp sarà infatti presto sul set de Il diario del Rum, al fianco della sexy Hamber Heard.

sabato 14 febbraio 2009

Ciao Marco

giovedì 12 febbraio 2009

Valverde, il campione dei furbi smascherato con furbizia

Anche se Zapatero resta sempre convinto di averci superato in benessere e profitti, nonostante abbia ormai le pezze al sedere, un fatto è certo: gli spagnoli devono ancora studiare molto per diventare più furbi di noi. Da anni ci sta provando il loro campionissimo del ciclismo, Alexandro Valverde, ma nonostante tutti gli sforzi anch’egli deve rassegnarsi: gli italiani restano più furbi persino di lui. Lunedì prossimo la nostra giustizia sportiva lo aspetta alla sede del Coni, Roma, per contestargli quello che per troppo tempo, nel silenzio codardo e servile di mezzo mondo - compresa tanta stampa italiana - ha sempre abilmente schivato: il doping.
Certo gli va riconosciuto: la sua furbata resta d’autore. Una furbata storica. La riassumo in estremissima sintesi, perchè già troppe volte l’ho inflitta al pubblico. Operacion Puerto, sempre lei, sempre quella che ha affossato Basso e Ullrich. Tra le sacche di sangue amabilmente manipolate dal ginecologo alchimista Eufemiano Fuentes ce ne sono alcune denominate in codice «Valv-Piti». La domanda non è delle più difficili: di chi possono essere, considerando che Valv somiglia molto all’inizio del cognome Valverde, che lo stesso Valverde ha un cane dal nome Piti, che in tutta l’inchiesta i corridori si nascondono dietro i propri cani, e che lo stesso dottor Fuentes è stato per anni il medico sociale della squadra di Valverde? Se alla fine di questa domanda qualcuno riesce ancora a rispondere che le sacche sono di Balmamion o di Pambianco, è chiaro, ci si mette a ridere. Eppure, gli spagnoli così - più o meno - rispondono. Nel senso che non si prendono nemmeno la briga di affrontare il caso: per loro, le sacche «Valv-Piti» possono essere tranquillamente dello Spirito Santo. Non però del loro campionissimo. Tant’è vero che continuano imperterriti ad esaltarne le gesta, come quando - ad avversari squalificati - lui ineffabile vince gare tipo Liegi-Bastogne-Liegi. La cosa più rivoltante è che dietro al coro degli spagnoli, per lungo tempo, c’è anche quello di tanti italiani, i quali non trovano niente di ingiusto, niente da ridire, nel vedere Basso e Ullrich (giustamente) massacrati e Valverde in giro per vittorie.
Per fortuna, non tutti gli italiani sono beoti e conigli. Ce n’è qualcuno che ancora conserva l’uso della ragione, ma che soprattutto conserva un alto senso della giustizia. Fra questi, gli inquirenti del Coni. I quali, sin dall’inizio, non si accontentano di impallinare Basso. Di fronte all’evidenza delle sacche «Valv-Piti», mettono mano su quei campioni di sangue (corretto Epo), grazie alla collaborazione della polizia spagnola. Quindi, sanno aspettare.
Ovviamente Valverde gira alla larga. Non si farebbe mai interrogare in Italia. Furbo, lo spagnolo. Ma neppure noi siamo tordi. La trappola scatta il 21 luglio scorso, quando il Tour sconfina in casa nostra, a Pratonevoso. Il popolare Valverde non può certo fermarsi alla frontiera. Come un sorcio, ci cade in bocca: il Coni gli fa un simpatico prelievo e procede al controllo incrociato. Il risultato è di un’evidenza solare: confrontando i campioni, è possibile dimostrare che il sangue della sacca «Valv-Piti» appartiene certissimamente a Valverde. Ma va?
Ora la resa dei conti: finalmente, Valverde deve rispondere di doping. Il Coni lo farà nero, schiacciandolo con le prove, quindi lo girerà per competenza tre le grinfie della Federazione internazionale (Uci) e della Wada, l’implacabile organismo antidoping mondiale, che già da tempo gli sta alle calcagna. Forse, chissà, un giorno potremo davvero mettere un punto alla scandalosa furbata di Valverde, con una sonora squalifica. Quel giorno, finalmente, si potrà dire che giustizia è fatta. E che gli italiani, nonostante tutto, continuano a restare molto, ma molto più furbi degli spagnoli.
di Cristiano Gatti - il Giornale

Doping: clamorosa riapertura del caso legato al corridore spagnolo. Un controllo del Coni, effettuato in occasione della tappa del Tour 2008 a Prato Nevoso, avrebbe accertato la corrispondenza tra il Dna del ciclista e quello della famosa sacca 18 sequestrata nello studio del dottor Fuentes nell'ambito dell'Operacion Puerto


ROMA, 11 febbraio 2009 - Il Coni è convinto che "Valv-Piti", il nome in codice trascritto dal dottor Eufemiano Fuentes al centro dell'Operacion Puerto, è senza dubbio Alejandro Valverde. La prova inequivocabile arriverebbe da un controllo ematico effettuato il 21 luglio dello scorso anno, quando la carovana del Tour de France fece tappa a Prato Nevoso per la 16ª frazione della Grande Boucle. Lo spagnolo, che era nono in classifica generale e aveva già vestito la maglia gialla dopo la prima tappa, venne controllato insieme ad altri atleti (tra i quali Frank Schleck e altri 5 della Csc). Con la Caisse d'Epargne Valverde ha vinto solo nel 2008 11 corse, tra cui una tappa del Tour, una della Vuelta, la Liegi-Bastogne-Liegi e la Clasica San Sebastian.
CONVOCATO - Il deferimento al Tribunale nazionale antidoping scatterà automaticamente, come pure la segnalazione all'Uci e alla Wada, l'agenzia mondiale antidoping. Valverde rischia due anni di squalifica. Prima del Mondiale di Varese il Tas di Losanna respinse la richiesta di esclusione formulata dall'Uci, che si era opposta alla partecipazione del vincitore dell'ultima Liegi alla corsa iridata. Il Coni ha convocato lo spagnolo per lunedì 16 febbraio a Roma per contestargli "la violazione del combinato disposto degli articoli 2.2 del Codice WADA e 2.11 delle Norme Sportive Antidoping Italiane".
TUTTO NASCE NEL 2006 - Il caso denominato "Operacion Puerto" scoppia il 23 maggio 2006 e rappresenta il più grande scandalo del doping ematico. Una cinquantina di corridori coinvolti, ma in pochi finora, hanno pagato. L'Italia ha messo in un angolo Ivan Basso condannandolo a due anni di stop, come Michele Scarponi (18 mesi); in Germania hanno smesso Jan Ullrich e Jorg Jaksche. Ma nelle 6000 pagine dell'Operacion Puerto sarebbero ancora molti i nomi, di varie discipline e non solo del ciclismo, che non sono ancora venuti allo scoperto.

venerdì 9 gennaio 2009

La striscia di Gaza vista dall'interno

sunna"Peace man" vive nella Striscia di Gaza, "Hope man" aldilà del confine israeliano, a Sderot. Entrambi sperano ardentemente nella fine delle violenze e nutrono il gran sogno di coltivare l'amicizia israelo-palestinese e di promuovere la pace. Ma da quando i fondamentalisti islamici di Hamas hanno preso il controllo di Gaza, nel giugno scorso, e Israele ha chiuso la frontiera, i due non sono più riusciti ad incontrarsi, abbandonando il progetto di un campo estivo per i bambini di Gaza e Sderot.Dunque, hanno deciso di mantenere viva la loro amicizia su Internet, dando vita insieme a un blog in inglese che esplora giornalmente la vita su entrambi i lati del conflitto tra Israele e Hamas e spinge per porre fine alla violenza."Vogliamo aprire le nostre vite e la nostra sofferenza al mondo e mostrare che questa non è solo una questione politica, ma coinvolge persone vere", spiega a Reuters per telefono Hope man, 42 anni, padre di tre figli. "Vogliamo far vedere che esistono persone normali che stanno cercando alternative alla violenza". Entrambi i blogger mantengono segrete le loro identità per timore di molestie, o forse anche peggio, a Gaza, dove il dialogo potrebbe essere considerato collaborazione. Sul loro sito, www.gaza-sderot.blogspot.com, usano gli pseudonimi Peace man e Hope man, Uomo della pace e uomo della speranza.Gruppi militanti lanciano regolarmente razzi da Gaza su Israele, ma raramente riescono a uccidere persone, pur traumatizzando cittadine come Sderot. Israele compie frequenti raid nella Striscia, e nel 2007 ha ucciso circa 300 palestinesi, tra cui decine di civili. Reuters
back to top