sabato 25 ottobre 2008

Il futuro non è più quello di una volta...

In un mondo tecnocratico, dai ritmi frenetici a volte si trova anche il tempo per manifestare. In Italia gli studenti sono nove milioni, quelli che protestano solo poche migliaia. Certo, manifestare è un diritto di tutti e guai a chi lo tocca, ma... in questo caso chi protesta blocca il futuro di chi vuole studiare, laurearsi e lavorare, questo non è un esercizio di democrazia, ma di prepotenza. Viene da dire che il Sessantotto è ormai lontano, non ci sono più i presupposti culturali perché ormai la società è cambiata. Molti manifestanti non sanno nemmeno il perché della protesta, lo fanno solo per spirito di aggregazione e molti non hanno nemmeno letto la riforma della ministra Gelmini (qui il link per chi vuole saperne di più). Credo che, come me, molti pensino a studiare per crearsi un futuro piuttosto che lasciarsi strumentalizzare per mere ragioni politiche. Il futuro... sui muri di Milano capita di leggere una scritta: "Il futuro non è più quello di una volta", recita in bilico fra l'ironico e il depresso. Negli anni Sessanta, e tutto sommato anche nei Settanta, "futuro" voleva dire altri mondi davvero possibili (altri pianeti da esplorare - magari abitati, o perlomeno abitabili - e altro pianeta Terra, cambiato in meglio). Non era follia neppure pensare che per vederlo, quel futuro, sarebbe bastato qualche decennio. Oggi matura l'idea che sulla Terra ci sia più fratellanza fra i popoli, più democrazia, più libertà, più uguaglianza fra uomo e donna. Niente più razzismo. Insomma, un mondo in cui ci si renda conto che siamo tutti su una piccola parte di mondo, che ci conviene imparare a convivere e a rispettare la natura. Credo che la mia sia l'ultima generazione ad avere memoria dei grandi eventi, le prossime avranno a che fare solo con una smodata quantità di fatti e una percezione sempre più frammentaria del futuro. Il mondo visto dai trentenni, a partire dal lavoro, oggi è tutto così: intermittente, per accessi, per esperienze. In più, si erode il futuro dei genitori, le loro pensioni, e rimandiamo in eterno il nostro. Viviamo low cost non tanto e non solo per risparmiare, ma perché tendiamo a fruizioni provvisorie. Con i mobili Ikea, perché fra un anno chissà dove saremo. A una certa età, diventeremo patetici postadolescenti preinvecchiati.
Piergiorgio Odifreddi pens
a che gli occidentali siano attratti dalle nuove tecnologie: "Ce le immaginiamo sempre più mischiate con il fisico umano. Anche i film ci mostrano un mondo di intelligenze artificiali e realtà virtuali. Ed è un poco un'illusione. In realtà, secondo me gli occidentali non si aspettano più nulla: ricevono passivamente quel che offre loro la pubblicità e basta. La malattia del nostro mondo è proprio questa". Così c'è necessità di una rivoluzione individualista, in cui conti il cittadino e non più la famiglia. Tanto per essere concreti? Che il governo investa in scuola e università. Certi domani, non si smette mai di desiderarli.

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